Recensione: Jett Rocket II – The Wrath of Taikai

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Nel lontano 2010 Shin’en, una software house tedesca conosciuta per il sua grande interesse per l’hardware Nintendo e per la pubblicazione digitale dei suoi contenuti, diede alla luce su WiiWare Jett Rocket. Stiamo parlando di un platform tridimensionale che ha avuto tantissimo successo grazie al suo design ispirato a grandi classici quali Sonic, Super Mario e MegaMan (e hai detto poco). A distanza di 3 anni la stessa casa produttrice ritornò sulla scena con un sequel, questa volta sullo store digitale del 3DS, che però subì numerose critiche e non riuscì ad entusiasmare il suo pubblico come avrebbe dovuto. Vediamo, dunque, curiosi di scoprire le motivazioni di tali reazione, noi di IndieReviews abbiamo deciso di fare un salto nel passato per analizzare il titolo in questione.

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Jett Rocket II: The Wrath of Taikai si presenta come un classico platform nel quale il nostro obiettivo sarà quello di superare 15 livelli che si susseguono all’interno di 3 mondi collegati tra loro; Il mondo di gioco sarà alternato tra alcuni livelli a scorrimento laterale ed altri in 3D. La trama, palesemente ispirata a quella del primo Sonic, non è delle più originali: Il malefico Kaiser Taikai ha disseminato il panico nel pianeta natale dell’ispettore planetario Jett Rocket, il protagonista del gioco, rapendo ed imprigionando i suoi cari amici Chefo (dei piccoli droni) che dovremo salvare per ripristinare la serenità nel mondo (e hai detto poco parte seconda).

I mondi mescolano le ambientazioni creando un mix tra paesaggi ricchi di vegetazione, livelli acquatici, isole galleggianti piene di piattaforme. Come anticipato, a differenza del primo titolo, in questo sequel ci saranno spesso dei cambiamenti di visuale tra livelli tridimensionali ed altri a due dimensioni; sebbene il personaggio si riesca ad ambientare senza problemi in tutte le situazioni, ho trovato molto più riusciti gli stage a scorrimento laterale nei quali i puzzle ambientali (dove presenti) riescono a dare il meglio di se e rendendo i controlli molto più precisi. Il protagonista avrà bisogno di un set limitato di abilità, ormai sfruttato fino all’osso da qualsiasi platform in circolazione, necessarie al proseguimento dell’avventura: si potrà saltare, scattare, effettuare du doppio salto (tranquilli non vi serviranno le astroschegge per riuscirci), rimbalzare da un muro all’altro, aggrapparsi al soffitto, a piattaforme sospese ed utilizzare strumentazioni all’avanguardia come jetpack  ed ufi volanti.

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In ciascun livello saranno presenti numerosi passaggi segreti, non impossibili da individuare, che danno l’accesso a dei “bonus stage” e tante celle energetiche da raccogliere. Stranamente però ogni 100 celle non guadagneremo una vita extra (mannaggia) ma potremo spenderle per dei piccoli minigiochi grazie ai quali tentare di aumentare le nostre vite o cuori. Pensando anche ai collezionisti incalliti, Shin’en ha deciso di disseminare in ciascun livello un certo numero non noto a priori di immagini nascoste con le quali sbloccare una modalità denominata “bonus attack” nella quale è possibile tentare in sequenza tutti i “bonus stage” scoperti con l’obiettivo di collezionare il maggiorn numero di celle di energia.

Una caratteristica davvero apprezzata è stata la presenza di piccoli minidischi di collegamento tra i vari mondi; ci troveremo così alla guida di un motoscafo  per raggiungere il secondo mondo ed in caduta libera con un paracadute per arrivare alla dimora del terzo boss. E’ proprio durante questo piccolo momento videoludico che il mio cervello ha avuto un illuminazione: “ma…. ma… io non avevo ancora acceso il 3D :O vediamo come si comporta in questo livello” *suspance* “Spettacolare”… Si, peccato che è l’unica situazione dell’intera vicenda in cui vorrete tenere attiva tale funzione, appena alle porte del livello 3-1 lo rispegnerete e lo lascerete disattivato fino alla fine dell’avventura.


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Parlando di sfruttamento delle caratteristiche del 3DS non ci sono molte note di osservazione, in quanto lo schermo touch non è touch e serve solo a mostrare quante celle di energia abbiamo collezionato e quante vite possiamo ancora permetterci di sprecare. Sul versante audio il titolo fa il suo lavoro umilmente ma senza mai emozionare particolarmente i nostri sensi. Discorso diverso per quanto riguarda il game design (aspirandosi a grandi classici è davvero difficile sbagliare), colorato e movimentato riesce a caratterizzare i vari livelli senza mai scadere nella banalità. Come ogni super mario platform che si rispetti, allo scadere dell’avventura non saremo semplicemente liquidati con i titoli di coda; si potrà ricominciare da capo l’avventura in un nuovo pianeta (mirror world) nel quale l’obiettivo non sarà quello di raggiungere la fine dello stage, ma bensì quello di collezionare 5 celle di energia dorate, questa volta nascoste davvero con intelligenza.

In definitiva, Jett Rocket 2 non sembra fare nulla di originale; ma non è detto che prendere a prestito le ottime idee già avute da altri non possa portare a nulla di buono; tutto sta nel miscelare bene gli elementi e non limitarsi a scopiazzare senza dare “un’anima” al tutto. Il personaggio non sarà tra i meglio caratterizzati degli ultimi decenni ma a mio parere fa il suo dovere in questo sequel che sicuramente piacerà agli appassionati del genere.

 

Si ringrazia Shin’en Multimedia per aver fornito la copia usata per la recensione.

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VOTO FINALE: 7.5/10

 

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