Recensione: Tetrobot and co.

Senza titolo

Tra i generi che mi mi hanno da sempre appassionato al primo posto figurano i Puzzle. Giochi dal gameplay semplice ed immediato che combinano gli elementi che lo compongono in maniera assolutamente geniale al solo scopo di stimolare il nostro cervello. Un genere che non conosce limite e che al giorno d’oggi si è fatto strada soprattutto sui dispositivi mobile e sui social network, grazie all’immediatezza di utilizzo e ai bassi requisiti tecnici che di solito questi giochi richiedono per funzionare. Gli elementi di base spesso sono pochi ma sfruttati in maniera originale. Basti pensare a quante generazioni ha fatto emozionare Tetris grazie a soli sette tetramini… Con Blocks That Matter, Swing Swing Submarine ha pensato ad un idea molto simile al concetto originale del Tetris, arricchendolo di varianti ed enigmi. Oggi siamo qui a parlare del suo sequel, approdato la settimana scorsa nel Nintendo eShop di WiiU.

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La trama non è poi delle più elaborate: Maya è una scienziata geniale ed esperta di robot che ha costruito il nostro protagonista, Psycobot, allo scopo di riparare i suoi fratelli maggiori, i Tetrobot. Le modalità di riparazione sono del tutto particolari; Psycobot è talmente piccolo che è in grado di entrare nel corpo dei fratelloni, all’interno dei quali sono presenti numerose schede di memoria (3 per livello) da recuperare. Se la trama ci richiederà qualche minuto per essere compresa, i vari livelli ricchi di fattori WOW ci daranno del filo da torcere per ore ed ore, spesso causando in noi spaesamento di fronte a soluzioni che erano ben più semplici di quanto stavamo cercando di fare. Gli enigmi si basano su una serie di blocchetti di materiali differenti che vivono di vita propria all’interno del social network FaceBlox e che vanno combinati per creare forme, premere bottoni, riparare tubature e raggiungere l’uscita. Tra i materiali a nostra disposizione troveremo legno che si infiamma a contatto col fuoco, sabbia che si trasforma in vetro se viene attraversata da un raggio laser, pietra, vetro, acciaio e chi più ne ha più ne metta. Ah se vi state chiedendo se è facile o difficile sfruttare queste caratteristiche vi dico solo che esistono anche blocchi che compongono 2 elementi tra loro (ad esempio metà vetro e metà acciaio) e che l’inventario a nostra disposizione può contenere al massimo 6 item. Fortunatamente grazie ad un bottone magico potremo procedere a ritroso annullando le mosse appena eseguite per provare una strada diversa o una nuova strategia. Lo userete più spesso di quanto potete immaginare.

Ciascuno stage è composto da più stanze interconnesse che dovremo percorrere su e giù alla ricerca di quel maledettissimo pezzo che è in una posizione apparentemente impossibile perchè possa essere recuperato. Il passaggio da stanze differenti può avvenire attraverso dei tubi o grazie a dei cannoni che ci fionderanno a tutta velocità attraverso le pareti molli intorno a noi. Gli elementi con i quali potremo interagire sono molteplici: tra interruttori e leve, calamite che attireranno il metallo, flussi che ci svuoteranno l’intero inventario e porte da aprire pagando attraverso i blocchi in nostro possesso dovremo prestare molta attenzione prima di cliccare a caso qua e li sullo schermo. Come ogni videogame che si rispetti anche in Tetrobot and Co. ci saranno alcuni boss da affrontare in maniera davvero originale che ci faranno pensare: “Ma quante cose si sono inventati dentro quel sottomarino… Geniali!!”

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Graficamente il titolo ricorda grandi capolavori quali Little Inferno. Schermo estremamente pulito e animazioni fluide rendono onore al nostro paddone… Gli effetti sono basilari ma riescono a caratterizzare l’atmosfera circostante. L’audio è brillante e coinvolgente, soprattutto quando si supera con successo un livello: La mia ragazza mi ha trovato a ballare trionfante accompagnato dalla musichetta di fine stage dopo mezz’ora di tentativi =) Le caratteristiche del gamepad sono sfruttate a puntino: grazie allo schermo touch cliccare i vari blocchetti risulta immediato e la vicinanza allo schermo da la sensazione (apparente) di avere tutto sotto controllo. Altra funzione apprezzatissima, che di solito viene snobbata su console Nintendo, è la presenza degli achievement. Se da una parte, però ci viene fatto un regalo, da qualche altra parte qualcosa devono toglierci: è così che rispetto alla versione steam del gioco qui non ci viene fornito un editor dei livelli grazie al quale creare enigmi impossibili da inviare ai nostri amici del Miiverse attendendo la sua vendetta sotto forma di puzzle.

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In un periodo storico dove troppe volte ci siamo lamentati di come i giochi escano ciclicamente sempre uguali a se stessi, gli sviluppatori di Swing Swing Submarine sono andati controcorrente proponendoci un puzzle game intenzionato a distinguersi dalla massa in un mercato mai troppo affollato come quello dei rompicapo. La cinquantina di stage a disposizione richiederanno almeno una decina di ore per completarli tutti e non poco utilizzo di materia grigia. A meno che non abbiate un odio viscerale per tutto quello che richiede l’utilizzo del cervello, Tetrobot and Co. merita una possibilità ed anche il prezzo estremamente ridotto dovrebbe far crollare l’ultima barriera che potrebbe bloccarvi dal comprarlo.

 

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Tra i generi che mi mi hanno da sempre appassionato al primo posto figurano i Puzzle. Giochi dal gameplay semplice ed immediato che combinano gli elementi che lo compongono in maniera assolutamente geniale al solo scopo di stimolare il nostro cervello. Un genere che non conosce limite e che al giorno d’oggi si è fatto strada soprattutto sui dispositivi mobile e sui social network, grazie all’immediatezza di utilizzo e ai bassi requisiti tecnici che di solito questi giochi richiedono per funzionare. Gli elementi di base spesso sono pochi ma sfruttati in maniera originale. Basti pensare a quante generazioni ha fatto emozionare…
VOTO FINALE - 9

9

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