Recensione: The swapper

the swapper

Finora, quasi tutte le volte che siamo stati alle prese di un gioco nel quale il protagonista può vantare un fucile nel proprio inventario abbiamo assistito a scene di violenza estrema con nemici inermi e sanguinanti ad ogni nostro passaggio. Dico quasi perchè nella mia mente c’è una eccezione dal nome Portal che merita di non essere inserita in tale categoria. Vi sareste mai aspettati, però, di vivere l’emozione di vedere cadere in battaglia voi stessi impersonificati nel corpo di un vostro clone? The swapper vi porterà, con i suoi enigmi a porvi delle domande esistenziali: Cos’è un corpo? Esiste un anima? Dove possiamo tracciare i confini morali sulla coscienza umana?

the swapper

The Swapper, ultima gemma dei ragazzi di Facepalm, è forse il primo puzzle game che vi farà riflettere sui suoi enigmi dopo che sarete riusciti a risolverli. Vi ritrovate all’interno di una base spaziale abbandonata all’inseguimento di una ragazza che apparentemente non conoscete. Durante l’inseguimento vi ritroverete a maneggiare con due strumenti tanto potenti quanto spaventosi. Il primo è un clonatore grazie al quale sarete in grado di creare fino a quattro cloni di voi stessi. Questi agiscono come dei contenitori vuoti e privi di anima e saranno in grado di replicare alla perfezione qualsiasi vostro movimento: tu cammini? loro camminano! Tu salti? loro saltano! Tu muori? Bye bye cloni! Il secondo oggetto, ancora più pericoloso, permetterà al nostro personaggio di trasferire la propria anima ad uno dei cloni che ha precedentemente materializzato. Stiamo parlando dello swapper, un particolare fucile capace di assorbire la nostra anima per poi spararla come se fosse un proiettile. Le dinamiche degli enigmi proposti dal gioco sono più facilmente comprensibili con un esempio. Se per esempio vogliamo raggiungere una piattaforma che si trova a 10 metri di altezza cosa potremmo fare se non creare una serie di cloni in verticale ai quali trasferire sequenzialmente la nostra anima in modo da ritrovarci com e per magia a comandare il corpo sospeso più in alto della pila umana così formata? Sappiate che per salire avete appena ucciso un certo numero di individui. Certo il concetto di morte si fa sempre meno chiaro man mano che si prosegue con gli enigmi, possono i cloni essere considerati “vivi”. E’ questa la domanda che l’intera storia vuole insegnarci a rispondere, sempre che ci sia una risposta.

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I puzzle non sono poi così complicati, e a dirla tutta non serve nemmeno risolverli tutti per arrivare fino ai titoli di coda. Alcune stanze presentano delle caratteristiche che impediranno l’utilizzo non ragionato del nostro armamentario. Se siamo all’interno di alcuni raggi di colore blu non saremo in grado di utilizzare lo swapper mentre, al contrario, se il colore della luce è rosso ciò che non potremo fare è creare cloni di noi stessi. Ovviamente esiste anche la possibilità di incontrare raggi viola che combinano entrambe le limitazioni con l’obiettivo di farci compiere azioni più ragionate. Le interazioni con l’ambiente circostante avvengono attraverso dei pulsanti in grado di aprire certe porte o disattivare le luci ed attraverso dei terminali con i quali potremo richiamare degli ascensori in grado di trasportarci verso nuove aree della mappa. La mappa appare molto semplice da interpretare ed è attraversabile linearmente; vi ritroverete a fare backtracking solo nel caso in cui vogliate tornare indietro a risolvere enigmi che avevate lasciato perdere. Ciascuna area richiederà di trovare un certo numero di nuclei di energia necessari ad attivare il teletrasporto necessario a raggiungere la prossima zona. Un aspetto interessante è quello narrativo; la storia viene narrata attraverso i dialoghi che avremo con la donna misteriosa e con delle iscrizioni che leggeremo su delle enormi pietre disseminate in giro per le stanze. Ogni tanto incapperemo anche in alcuni terminali che ci permetteranno di leggere i messaggi privati del personale che stava lavorando all’interno della stazione spaziale prima che questa venisse abbandonata.

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The Swapper, dunque, richiede partecipazione in più di un senso. Può essere giocato come un mero puzzle platform game, ma sappiate che se è solo questo che cercate in giro c’è di meglio, oppure può essere affrontato per quello che è, lasciandosi trasportare dalla sua costruzione narrativa e accettando il fatto che alcuni concetti, non solo i puzzle, richiedano una buona capacità interpretativa per essere compresi. Fortunatamente i ragazzi di Facepalm, pur esprimendo il loro punto di vista, hanno cercato di non chiudere i temi, ma hanno lasciato aperte molte questioni, lasciando ai videogiocatori più intraprendenti l’onere e il piacere di esplorarli. Ovviamente se siete tra quelli che amano la pappa pronta, ossia che qualcuno vi conduca per mano dall’inizio alla fine spiegandogli tutto, allora lasciate perdere perché rischiate di rimanere delusi. Tutti gli altri troveranno una gemma che rimarrà sicuramente nel loro cuore di videogiocatori.

 

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VOTO FINALE : 8/10

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2 thoughts on “Recensione: The swapper

  • 15 Marzo 2015 alle 09:23
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    Letta con calma adesso… grande recensione! 🙂 Bravo Sisko!

  • 20 Ottobre 2015 alle 20:55
    Permalink

    La prima volta che ho dovuto abbandonare il mio corpo originale ho avuto una sensazione di vuoto molto strana

    Lo sto giocando in questi giorni.

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