[Recensione] PONCHO (WiiU eShop)

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Kickstarter, un posto magnifico per chi ha bisogno di finanziare un progetto. Proprio attraverso questo portale, ormai famosissimo nel mondo dei videogiochi indipendenti, Delve Interactive ha presentato PONCHO al pubblico cercando di raggiungere la modica cifra di 55.000 sterline riuscendo ahimè ad ottenerne solo £8,235 (insufficienti per raggiungere il primo stretch goal). Come nelle migliori fiabe, però, l’intervento di Rising Star Games ha permesso a questo titolo platform atipico di raggiungere le nostre console col pieno degli obiettivi prefissati dagli sviluppatori. Cerchiamo di analizzare assieme il motivo di questo salvataggio e, ancor di più, quello dell’iniziale fallimento.

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Quando ho fatto riferimento all’atipicità di PONCHO mi riferivo alla sua caratteristica principale, quella di permettere al giocatore un esplorazione su più livelli di parallasse. Ad esclusione di alcuni passaggi bloccati da barriere che ne impediscano il salto dimensionale, il piccolo protagonista di questa insolita avventura è in grado di saltare avanti e indietro nel disperato tentativo di risolvere i vari enigmi ambientali che lo separano dall’uscita dello stage. Non appena avviato, però, il primo interrogativo verrà quasi spontaneo: “ma perché non lo hanno fatto per 3DS?”; dopotutto un gameplay di questa natura lo abbiamo visto nello spettacolare Kirby e, per quanto riguarda la scena indie, in Mutant Mudds. Purtroppo ben presto evidenti cali di frame risponderanno a questo lecito interrogativo.

Lungo i (soli) nove stage che compongono l’avventura vi renderete conto di non essere all’interno di un vero e proprio platform per varie ragioni. Prima fra tutte una struttura circolare degli stage, definita “open world” dagli sviluppatori e “confusionaria” dal sottoscritto, che vi permetterà di procedere sia verso destra che verso sinistra. All’inizio devo ammettere di essermi fatto prendere un pò dal panico quando vedevo che si poteva procedere da entrambi i versi ma una volta tentata la strada unilaterale ho constatato, con sorpresa, di essere ritornato al punto di partenza.

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L’obiettivo di ogni livello è quello di raggiungere un portale necessario a trasportare il nostro PONCHO allo stage successivo, raccogliendo nel mentre una serie di chiavi colorate (necessarie ad accedere a zone altrimenti sbarrate) e piccoli cristalli rossi che fungono da moneta (per acquistare ulteriori chiavi da alcuni venditori ambulanti). I meccanismi descritti posizionano il titolo all’interno della categoria dei collectathon, e richiedono al giocatore un continuo racimolare di oggetti al fine di limitare dove possibile un backtracking altrimenti fastidioso. Inoltre, da un certo punto in poi, verremo anche ingaggiati da un fantomatico re della discarica per raccogliere a rapporto i suoi numerosi sudditi dispersi per le ambientazioni. Qui emerge un secondo problema intrinseco del gioco; se da una parte è evidente l’intenzione degli sviluppatori di mettere il giocatore continuamente alla ricerca di collezionabili, dall’altra si nota una leggerezza di programmazione nel momento in cui non ci viene fornito alcuno strumento per vedere quanto abbiamo completato dello stage attuale (se non al di fuori di esso, nella mappa di gioco). Peccato aggiungerei, visto che su WiiU si ha pure l’aggravante di non aver sfruttato in alcuna maniera il preziosissimo schermo secondario.

Gli enigmi ambientali proposti, richiedono molta più abilità manuale rispetto a quella mentale alla quale siamo abituati. Progredire equivale dunque a saper sfruttare i vuoti tra le costruzioni anti e retrostanti per superare ogni intralcio, quasi come se ciascuno stage fosse un enorme rompicapo in 2.5D da risolvere con colpo d’occhio e buoni riflessi. In linea di massima la difficoltà è pressoché costante, fatta eccezione dell’ultimo livello: una torre da scalare che ci darà non pochi grattacapi ogni volta che mancheremo una piattaforma mettendoci spesso nella condizione di ricominciare da zero. Inutile dire che esser costretti a compiere per l’ennesima volta una scalata verticale dopo esser caduti a causa di un design poco chiaro e aver toccato una superficie più bassa è un imprevisto in grado di creare attimi di frustrazione altrimenti evitabili con qualche accortezza in più.

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L’idea alla base di PONCHO è insomma singolare, e avrebbe di certo meritato una realizzazione più attenta di quanto, gamepad alla mano, sia stato compiuto da Delve Interactive. Il problema più evidente del lavoro del piccolo development team inglese concerne, paradossalmente, proprio il level design. Quando Poncho si sposta da uno strato della scenografia all’altro la camera virtuale si sposta con lui, inquadrandolo, di fatto, sempre in campo medio rispetto alla scena. Questo fa sì che tutte le architetture poste sul piano di fronte a lui vengano visualizzate in semi-trasparenza, il che può creare confusione quando si tratta, per esempio, di eseguire un salto molto preciso tra piattaforme, magari, nel contempo, cambiando all’improvviso livello di profondità per oltrepassare un ostacolo. Tutto ciò si traduce in un trial & error talvolta molesto, da una parte reso meno temibile dal respawn immediato del personaggio ai bordi dell’ultima piattaforma calpestata. Anche qui bastava fare del lavoro aggiuntivo; lo dimostrano le poche sezioni acquatiche che prevedono un pulsante apposito per allontanare i vari “strati” in modo da migliorarne la lettura.

La sensazione è quella di avere di fronte un gioco speciale, il cui editor è stato messo nelle mani di un giocatore ambizioso ma al quale mancano le basi principali necessarie a realizzare un titolo ricco di mordente e capace di sorprendere costantemente il videogiocatore. Penso che vi sia capitato molte volte con il recente Super Mario Maker, e che in queste circostanze nessuno di noi ha pensato di dare la colpa a Nintendo. A mio parere, quando c’è troppa carne al fuoco bisogna essere capaci di saperla cuocere e, soprattutto, condirla per bene.

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Siamo di fronte, dunque, ad un titolo che delude le altissime aspettative che ci eravamo fatti in quest’ultimo anno di video e di trailer. Ciò che lascia l’amaro in bocca sono l’amore, la passione e l’ambizione, forse eccessiva, degli sviluppatori che traspare in ogni frame dello sfortunato PONCHO. Ciò che veramente lo salva dall’oblio di un voto insufficiente che non avremmo mai voluto dare è il comparto grafico, che ci mette di fronte ad una pixel art sublime e dalla definizione mozzafiato, accompagnata da una colonna sonora malinconica e perfettamente in linea con la narrazione.

 

VOTO FINALE : 6/10

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